La luna vòlta agli anni in cui da un cuore
nuovo traeva più bagliori che dai vetri,
nella violenza
silente per dolore di vedermi
arreso, guadagna con cieca lentezza
la vecchie strade. E, ancora, qualque vetro
quaggiù ne brucia, e qualche pista
sfregata dal vento, di terra nuda.
Ma è nel cielo che si ammassa, come
– perché io sono stanco – fosse stanca
e delusa tutta la terra, la gran luce;
e solo il cosmo n’è investito, non più
queste nostre contrade; se un riverbero
un misero riflesso ancora ha vita
è per significare che la luna
è vòlta verso dove non c’è vita.
sexta-feira, 25 de maio de 2007
Ei-lo, para que se compare com esta versão
VI